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Salutare, ringraziare, non interrompere chi sta parlando, attendere il proprio turno: sono solo alcuni piccoli esempi di buona educazione che derivano dal misterioso e delicato processo di costruzione della società civile. Ma se in passato le buone maniere erano il simbolo dell'autorità sociale e politica, tanto da essere considerate addirittura più importanti delle leggi, oggi invece vengono viste come vuoti e superati formalismi che intralciano la libera espressione dell'individuo. I risultati di questa insofferenza verso un comportamento rispettoso degli altri sono da tempo visibili nel lento ma progressivo imbarbarimento della nostra società, dal quale nessuno è immune. Anche le persone più educate, infatti, per evitare l'inciviltà e le sopraffazioni quotidiane, rischiano di diventare più scortesi e meno concilianti, rinunciando così alla ricerca di una comunicazione pacifica. Lucinda Holdforth affronta qui una prova durissima: difendere la buona educazione in una società sempre più cafona. E lo fa con grande eleganza intellettuale, recuperando gli insegnamenti di Rousseau e Rosa Parks, l'esperienza del gruppo di Bloomsbury, i testi della Bibbia, i manuali del XIX secolo e il capolavoro di Baldassarre Castiglione. Ci fa divertire ripensando a quanto accade nella nostra vita quotidiana e, soprattutto, demolisce il luogo comune che vorrebbe temi come questo legati alla cultura conservatrice e reazionaria.