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Lorenzo Rosso rinnova la grande tradizione del romanzo novecentesco con una lucida e implacabile dimostrazione geometrica dell'inautenticità dei sentimenti nel nostro tempo. Il fatto di ignorare il nome dei protagonisti, né quello dell'io narrante in prima persona né quello della donna chiamata di volta in volta la signora o la farmacista, aiuta il lettore a rispecchiarsi nell'intreccio del loro percorso di vita. Perfetta reincarnazione della figura del flâneur, nata con Charles Baudelaire, il nostro protagonista, incalzato da una insonnia che lo accompagna sin da bambino, con il suo girovagare, da solo o in compagnia della signora, disegna una fitta rete di traiettorie che imprigionano nel silenzio le tante cose non dette, non per timidezza né per pudore ma per la consapevolezza dell'inutilità dell'azione. Nell'unico tentativo di scrollarsi di dosso lo spleen, il corteggiamento della cameriera si risolve in un disastro. Figura dell'eroe predestinato alla sconfitta, si dibatte come una mosca nella tela del ragno e lo fa per onore di firma, sapendo già che la fine è nota, che "la signora non abita più qui".