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"I primi mesi del 2018 hanno dimostrato che, nonostante le speranze di molti non addetti ai lavori, la minaccia del terrorismo jihadista è tutt'altro che evaporata con la caduta di Mosul e Raqqa e la fine del progetto del Califfato. Daesh non è morto, ma sta organizzando la propria metamorfosi dopo la sconfitta militare. E non è certo scomparsa l'ideologia jihadista, della Iquale Daesh costituisce solo l'ultima, per quanto poderosa, incarnazione. Il movimento jihadista inteso in senso lato esiste a livello globale da circa cinquant'anni. Le sue sorti da allora hanno attraversato fasi alterne, ma tutti gli indicatori fanno pensare a un suo appeal mondiale anche negli anni a venire. Come elegantemente sintetizzato nella Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza presentata al Parlamento a febbraio, «il terrorismo jihadista conferma del resto di essere una pianta che, nonostante la recisione di molti rami, continua a riproporsi in gemmazioni nuove e di varia strutturazione, ma tutte parimenti insidiose». Anche in Italia, per quanto fortunatamente sia stata meno toccata rispetto alla maggior parte dei paesi europei, è palese che il fenomeno della radicalizzazione di stampo jihadista sia presente e possa permanervi negli anni a venire. Una minaccia 'diffusa e puntiforme', estremamente eterogenea in ogni sua sfaccettatura e in costante evoluzione..." (Dall'introduzione di Lorenzo Vidino)