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Il teatro dei primi decenni del Novecento, nota l'autrice in esordio di questo volume, "è la scena dei contrasti e delle dissonanze. Zona di deriva dei vecchi ideali e di avvistamento del disagio e della ribellione, vi fermentano i segnali dell' inquietudine morale e le spinte scompositrici dell' insoddisfazione artistica... Il congegno della rappresentazione si deforma in un disegno dai tratti imprecisi, dalle linee slegate e sfuggenti". Il libro analizza le trasformazioni del genere teatrale proprio in questo arco temporale. La scomposizione della commedia realistica di fine Ottocento e dei suoi elementi costitutivi (il personaggio, l'intreccio, il tempo e lo spazio) è alla base della svolta concettuale ed espressiva del teatro moderno. Scenario dell'inquietudine e della crisi di valori dell'uomo contemporaneo, la drammaturgia italiana si dirama lungo le traiettorie dell'umorismo (Pirandello), del grottesco (Rosso di San Secondo), del fantastico (Antonelli), del realismo magico (Bomtempelli) e sovverte le norme sociali e le convenzioni teatrali, rimettendo in discussione il senso dell'esistenza e la funzione della letteratura.