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Con la raccolta di versi "La vite me pìgghie pe mane", Maria D'Apolito Conese conclude una trilogia poetica cominciata con "Jè chesse la vite?" e continuata con "Cusse guste desperate pe la vite". La trilogia, che è un percorso alla ricerca del senso della vita, nell'ultima opera approda nella spiaggia assolata della serenità. Dopo le tempeste, le cadute, le delusioni, la malattia, ecco che, con la maturità, l'esistenza mostra il suo vero senso: un fiore che torna a emanare il suo profumo e a mostrare i suoi colori. Per scrivere i suoi versi, per esprimere la sua poesia Maria D'Apolito Conese usa il dialetto barese con una potenza espressiva che trascende il folclore e la tradizione e attinge alle radici più intime dei sentimenti umani.