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Il volume è stato pubblicato in occasione di una grande mostra in Palazzo Strozzi a Firenze. Tra la metà degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta, la società urbana offre sempre più scenari artefatti, quinte sempre meno naturali, sfondi asettici e iper-contaminati dalla tecnologia. È questo il sostrato che alimenta la creatività di un gruppo di artisti che rimane sconvolto dall'atteggiamento di una collettività che dimentica i valori e le tradizioni per rincorrere il nuovo a tutti i costi. Nel 1960 Pierre Restany teorizzerà il Nouveau Réalisme: un inedito movimento culturale che ambisce ad avere un rapporto nuovo con la realtà, più concreto e fisico. Maurizio Vanni, attraverso l'indagine delle opere di Mimmo Rotella, César Baldaccini, Arman, Christo, Tingueli, Spoerri, Deschamps e Niki de Saint-Phalle, cerca di risalire alle origini del movimento partendo dall'analisi di quella materia che viene fatta rivivere a livello concettuale prima e a livello estetico poi. Vanni ci proietta anche negli epigoni posteriori a quelli storici, in quegli artisti che nei decenni successivi hanno dimostrato un approccio simile con risultati interessanti e ben diversi dai precedenti: Enrico Baj, Louise Nevelson, Renato Mambor, Bruno Ceccobelli, Gianfranco Pardi e Lucio del Pezzo.