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Discendente per sangue caldo e tagliente lama dai Maistre e dai Bloy, di Ruggero Guarini sono note la generosità feroce e l'anacronismo profetico, in tale eccesso da sconcertare detrattori e ammiratori. Ma c'è anche un altro Guarini: l'innamorato traduttore di Basile e di Joyce, il poeta di queste quartine scritte nella metà degli Anni Ottanta. Nei versi la furia del guerriero si acquieta all'apparire del nulla e, soprattutto, del nonnulla. Cessa il fragore delle armi e si leva il canto.