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Sara aveva smesso di giocare molto presto. Era entrata in una dimensione ben più grande di quanto comportassero i suoi dieci anni, perché si sentiva ricca di cose da dare, e desiderava donare tutto, regalarsi tutta. In famiglia, a scuola, in ospedale. E l'ha fatto pienamente, senza riserve, senza risparmiarsi. L'ha fatto con la generosità della sua vita e con l'accettazione serena e silenziosa della sua sofferenza, con la dolcezza e la fermezza del suo carattere.