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La domanda può apparire irriverente ma, in un'epoca che dà valore a ciò che viene realmente percepito come tale, è indispensabile porsela: è giusto pensare alla cultura, in generale, e all'arte, in particolare, come ad un bene da vendere? La risposta è sì, se davvero consideriamo la cultura e, quindi, l'arte un bene; cioè se riteniamo che il patrimonio culturale e artistico, comunque sia consistente, debba esprimere un beneficio sia di elevazione spirituale che di ristoro economico. E quand'anche volessimo trarre dalla cultura esclusivamente un soddisfacimento spirituale e un indirizzo morale, dovremmo considerare l'importanza di renderne percepibile i benefici. Quindi, le domande a cui risponde questo libro sono essenzialmente legate alla consapevolezza della cultura come un bene da trasferire; alla necessità di individuare delle strategie opportune a rendere efficacemente percepibile questo bene; alla misurazione del riscontro che se ne ottiene rispetto all'offerta culturale; alla fidelizzazione dell'attenzione rilevata nei riguardi del bene-cultura.