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Questi racconti sono la testimonianza di memoria del Sud da parte di una coscienza che ripercorre, con l'infanzia, le tappe d'inizio della vita e della morte che ci portiamo per il mondo. Ma si tratta di squarci espressionistici di un Sud riconoscibile solo a tratti, coi colori e i sapori di tutto ciò che sappiamo perduto (e, per questo, mai passato), eternamente posseduto come assenza; mai decaduto a mera nostalgia, tantomeno archiviato nella coscienza come deposito folklorico. Le figure e le atmosfere qui evocate tendono, piuttosto, a legittimare un loro approdo, dalla ragione di un territorio alle ragioni dell'umanità. La stessa scelta dell'"io narrante" nasce dal proposito di non scalfire l'anima del ricordo con la liturgia della drammatizzazione.