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Giacomo Casanova non fu soltanto l'avventuriero e il donnaiolo entrato nell'immaginario collettivo: egli fu certamente un avventuriero, un libertino e un libero pensatore, ma anche un letterato (intraprese, per esempio, la traduzione dell'Iliade), un filosofo epicureo e si occupò, fra l'altro, di matematica, proponendo la propria soluzione del cosiddetto problema deliaco, vale a dire il problema della duplicazione del cubo. I saggi qui presentati riguardano un preciso aspetto di quella complessa personalità che fu Giacomo Casanova: la sua attrazione per l'occultismo. Troviamo così un Casanova alchimista in un secolo in cui questa antica scienza fioriva accanto alle ricerche che generarono la chimica moderna e un Casanova "cabalista". Ma, soprattutto, emerge la sua appartenenza alla Massoneria; anzi, secondo i suoi esegeti più preparati, non fu il libertinaggio bensì l'appartenenza alla Libera Muratoria a insospettire il Tribunale della Serenissima e a rinchiudere il nostro nei tristemente famosi Piombi. A partire da "Aventuros", gustoso ritratto dell'avventuriero tratteggiato dal principe di Ligne, via via agli scritti di Ettore Mola, di Alessandro D'Ancona, di Rinaldo Fulin e dello stesso Casanova, si delinea un affresco, non solo della persona e della sua tumultuosa vita, ma anche di quello straordinario secolo che fu il Settecento fra illuminismo e occultismo, e, purtroppo, anche del declino sempre più incombente della Repubblica di Venezia.