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Le tre opere prese in esame, molto diverse fra loro, sono accomunate da un elemento fondamentale: il simbolismo, linguaggio universale che supera le barriere del tempo e dello spazio. L'autore esamina i tre capolavori commentando soprattutto il simbolismo massonico: infatti, sia Mozart sia Goethe sono stati "liberi muratori" e Wagner ebbe sicuramente conoscenza delle cose massoniche. Il flauto magico, capolavoro di Mozart, descrive simbolicamente una iniziazione alla Massoneria. L'eroe, Tamino, è alla ricerca della verità. Questa è difficile da distinguere, frammista come è all'errore, agli inganni e alle illusioni, e non è accessibile se non a costo di prove, che il giovane supererà con l'aiuto di un misterioso strumento, il flauto magico, per l'appunto. Parsifal, ultima opera di Wagner, descrive anch'essa l'irto cammino per la ricerca della verità. Il giovane Parsifal, da puro folle che era - cioè anima inconsapevole - conquisterà, dopo dure prove, la sacra Lancia che guarisce le ferite, sconfiggendo il mago Klingsor e il suo effimero impero del male. La figura del dottor Johann Faust è realmente esistita a cavallo fra il Quattrocento e il Cinquecento. Fin troppo nota la storia del patto col diavolo, tema trattato da Widmann, Marlowe, Lessing, Chaucer e fatto capolavoro e modello da Goethe, che elaborò l'opera durante l'intera sua vita.