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Anahì, l'io narrante, porta il nome di un personaggio della mitologia guaranì, metafora della libertà. Il romanzo rievoca, infatti, la vicenda di una donna, testimone della lotta di liberazione, dalla dittatura militare del popolo uruguaiano, al 40% di origine italiana, che vanta il primato storico delle conquiste democratiche e sociali ma, anche quello del terrorismo dei tupamaros. La narrazione è cadenzata in quattro "età", che vanno da quella felice dell'oro delle origini a quella tragica del ferro della tirannia, tessendo micro e macrostoria col linguaggio dolce amaro della malinconia.