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Tra il 1939 e il 1943, quasi due milioni di esseri umani vennero assassinati nelle camere a gas naziste. Per la maggior parte erano ebrei, ma anche disabili tedeschi e polacchi, prigionieri di guerra russi, rom e sinti, detenuti politici dei campi di concentramento. Le uccisioni di ammalati ritenuti un peso per la società, condotte nella Germania nazista a partire dal 1939, inaugurarono una pratica di sterminio delle "vite indegne di essere vissute" che avrebbe avuto il suo esito più catastrofico nel genocidio degli ebrei. Ripercorrendo il processo che portò alla morte di almeno 80.000 disabili, questo primo volume, relativo agli anni '39-'41, apre squarci impressionanti sulla natura degli esecutori del programma di "eutanasia".