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Il racconto della bellissima Psiche, destinata in sposa a un crudele mostro, ma amato dallo stesso dio dell'amore, perseguitata dell'invidia di Venere e dopo mille peripezie accolta tra gli dei, ha sempre affascinato la fantasia degli uomini. Le arti fin dall'antichità ne hanno fatto di volta in volta il simbolo dell'anima, dell'amore abbandonato, della bellezza sovrumana, della sofferenza e costanza d'amore. Il presente lavoro, all'interno della fortuna che la favola di Amore e Psiche ebbe nella poesia italiana, intende segnalare il modo con cui il testo apuleiano venne a essere oggetto di riscrittura poetica e i livelli di adesione a quel modello.