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Sulla base delle teorie e degli approcci di diversi linguisti romanzi l'autrice sviluppa un discorso sul paradigma scientifico di questo tipo di studi che ci collocano tra romanistica, arabistica, studi storici, etnologici e sociologici. In questo contesto rivaluta soprattutto l'aspetto etnologico e sociolinguistico degli studi degli arabismi nella lingua spagnola, accentuando l'importanza della lingua parlata e/o vernacolare. Sottolinea anche il ruolo centrale assunto dai mozarabi nella trasmissione degli arabismi. Sul piano storiografico si oppone con forza alla tesi dello storico belga Henri Pirenne, riaffermando l'importanza dell'unità mediterranea caratterizzata dall'incontro proficuo, anche se a volte conflittuale, tra l'Islam e il Cristianesimo. La simbiosi tra la cultura musulmana e quella cristiana nelle terre dell'Andalus serva da esempio per riprendere il discorso fondamentale del dialogo tra culture e religioni diverse proprio nel contesto contemporaneo, in cui spesso predominano visioni nazionaliste, xenofobe, islamofobe ed eurocentriche.