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Il 1861 vedeva il primo impianto a Savona di uno stabilimento siderurgico. La fabbrica strappava alla campagna migliaia di contadini per farne salariati, spingeva all'aumento della popolazione urbana e costringeva all'ampliamento del perimetro della città. Sorgeva la "questione sociale", come si diceva all'epoca: nascevano le prime organizzazioni di resistenza operaia, cui seguivano i primi sindacati, e, nel 1890, si progettava per la prima volta la costituzione di una Camera del Lavoro cittadina. Sarebbero passati dieci anni perché quel primo tentativo andasse a compimento, perché il movimento operaio, qui come altrove, doveva fare i conti con la sua recente formazione, con le ideologie piccolo borghesi del suo passato cittadino, con i propri ritardi. Si aggiungevano le pesanti condizioni di vita e di lavoro e l'aspra reazione delle classi al potere. Ma, con il tempo sarebbe maturata una coscienza comune a superare il particolarismo del rapporto fra il singolo operaio e il padrone. La posizione politica avrebbe preso posto accanto alla rivendicazione sindacale. È la realtà che il libro indaga e descrive, documentandola fin nei particolari.