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Della bellezza il mondo è pieno, ma ogni bellezza, in quanto particolare, è limitata e lascia insoddisfatti. Alla fine del secolo scorso Solov'ëv fa esperienza della separazione, dello scisma che divide i rami della conoscenza: le scienze naturali, la metafisica e la mistica. Comprende così che bisogna risvegliare l'intuizione del "vedere l'uno nell'altro", uno in tutto e tutto nell'uno. Questa intuizione, che non distrugge né l'uno né la molteplicità, è la visione della bellezza che "salverà il mondo". La bellezza è per Solov'ëv incarnazione, illuminazione, venuta del Regno. La sua concezione non è per niente "estetica", nel senso di una riflessione solo psicologica imprigionata in una immanenza senza mistero, ma potenzialmente sacramentale.