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Frutto dell'ammirevole devozione di un figlio che scopre il ricchissimo epistolario del padre a ormai ottant'anni di distanza dagli avvenimenti (1938-1946), queste trecento e più lettere dell'avvocato Mario Ombrello costituiscono, anche per lo storico, motivo di notevole interesse. Non sono, infatti, le memorie scritte da un protagonista a distanza di tempo (rispetto alle quali ci si deve avvicinare sempre con molta e giustificata cautela), ma offrono la documentazione minuta, la registrazione quasi settimanale (e per sette lunghi anni) di ciò che segna la vita di un uomo - attività, sentimenti, sensazioni, passioni -, immersa in un tempo che prima gli si mostra propizio e poi lo precipita nella più grande tragedia del Novecento.