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Silvia è una bimba minuta: abita alle Case Operaie di Villanovetta, vive una vita semplice, quella che è data vivere a chi, durante gli anni Sessanta e Settanta del nostro Novecento, ha fatto parte di quella società civile che non poteva godere di benessere, né di sicurezze economiche partorite dall'immediato secondo dopoguerra. Le giornate di Silvia scorrono via semplici. L'appartamento in cui vive con madre, padre e fratello maggiore, fa parte di un grande complesso all'interno del quale abitavano i dipendenti della storica Cartiera Burgo di Verzuolo. Case Operaie le chiamavano... Crescendo Silvia si accorge che i suoi luoghi sono lo specchio di un'Italia intera. Le case a ringhiera, il gabinetto condiviso con altre famiglie sul ballatoio esterno alle abitazioni; il desiderio di possederne uno; lavare i panni nel torrente; scaldarsi con una stufetta a carbone; considerare una bambola un dono inestimabile; soffrire le colonie estive... Poi irrompe il dramma nella vita di Silvia: la violenza subita. Una brutalità mai denunciata. Da quel momento la paura incombe sull'esistenza della piccina, troppo fragile per combattere una tragedia di quel peso, ma anche troppo "sola"...