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Giuseppe Cerbino, nella prefazione alla raccolta, afferma che «Le poesie di questa silloge di Luca Arturi sono piccoli affreschi che raccolgono quasi trent'anni di vita quotidiana; il filo rosso che le unisce è un uso leggero della parola con il ricorso a giochi linguistici che in un "andare e venire" hanno la funzione di sfiorare i drammi senza parlarne davvero poiché le forme allusive sono più potenti dei racconti espliciti».