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Come riuscire a essere fedeli a un libro? Come costruirlo e poi, come abitarlo, viverlo? Gli spazi materiali che occupiamo parlano di noi ed è sorprendente quanto possano trasformarsi in luoghi intimi in cui lo sguardo della poesia si posa sulle dimore, lì dove il riparo domestico va oltre la vita/morte, oltre la sopravvivenza della stessa temporalità per avviluppare la coscienza degli elementi materici, piuttosto che i prolungamenti dei sensi allegorici. La poesia diventa l'antidoto per architettare sublimazioni e analogie, cioè una combinazione, non solo sintattica, ma filosofica per comprendere meglio gli infiniti mondi paralleli intimi e per costruire il senso del tempo. Nei microcosmi ci sono tracce di sentimenti e di vicende, preziose rivelazioni del sé che conservano il senso delle reminiscenze. Vivere e abitare vengono intesi, dunque, come sapere di sentirsi a casa. Persone e cose si addensano in un solo elemento in cui amore e libertà sono momenti privilegiati.