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Il titolo programmatico di questa seconda raccolta di Federica Gallotta, mutuato dal linguaggio della grammatica, accompagna alla lettura di un libro composto da una moltitudine di visioni quotidiane, in cui la lirica è pregna di ironia, di sguardo lucido e mai del tutto quieto, aperto alle contraddizioni dell'esperienza. Sono i "modi indefiniti", i modi verbali che non hanno, come scrive Gabriella Sica nella prefazione, «tempi né generi, e indicano più che una persona un movimento o un gesto, e lo stesso modo indefinito spersonalizza la persona, mette un po' da parte l'io, lo scansa, lo scardina».