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L'opera prima di Francesca Boccaletto entra a passi leggeri nella sfaccettata realtà della poesia contemporanea. Lo fa con una voce matura e sorridente, consapevole delle proprie potenzialità, del proprio vissuto, delle cadute e della linfa vitale che le relazioni riescono a dare; come riporta Gianmarco Busetto nella prefazione: "queste poesie sono un aprile, un inizio di primavera. Hanno il profumo delle stanze appena arieggiate e la fragranza dei caffè divorati nei tardi pomeriggi, quando il sole comincia a somigliare a un'arancia e la sera incombe con un carico di nuove possibilità per il vivere".