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Il 2020 è stato l'anno della presa di coscienza: gli Stati nazionali non sono più capaci di governare la complessità. I tre pilastri su cui si fondavano hanno mutato forma: il popolo è diventato populismo, la sovranità sovranismo e le piattaforme, con il digitale, hanno polverizzato il concetto di territorio. Gli Statosauri, preziosi per secoli, sono oggi una tecnologia sociale espressione di una cultura superata e incapace di integrare Big Data, intelligenza artificiale, connessione permanente, e di confrontarsi con soggetti economici privati che valgono in borsa quanto la ricchezza prodotta dai paesi più ricchi del pianeta. Di fronte a un'incertezza strutturale, la prima reazione è la paura, che spesso richiama nostalgia: di un mondo, forse peggiore, ma sicuramente più semplice, in cui ci si poteva affidare a un partito, una fede, un'ideologia, per sentirsi parte di un destino collettivo, di una storia comune. Nell'era della Rete i cittadini, sfiduciati, hanno cominciato a votare con il portafogli. Massimo Russo indica una strada per ricostruire istituzioni e cittadinanza. Chi può proporsi come guida? A sorpresa, l'Europa è nella condizione migliore per edificare un neoumanesimo per l'era delle piattaforme. Siamo pronti a lasciar andare il passato? Sta a noi decidere.