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Hernán Cortés muove alla conquista del regno dei Méxica alla testa di un manipolo di spagnoli sprezzanti del pericolo, spinti da sete di gloria e sogni di ricchezza, e pronti a dare battaglia in nome della Fede. Si scontra con un popolo operoso e combattivo, le cui tradizioni fanno di ogni maschio un guerriero e della guerra il mezzo per ampliare il numero dei territori tributari e procurare vittime sacrificali agli dei. Nella narrazione, grazie all'alternanza delle voci dei Castigliani e dei Méxica, gli eventi vengono presentati dalle diverse prospettive. Tra le tappe della Conquista e i sanguinosi scontri si inseriscono suggestive descrizioni di paesaggi e squarci di vita quotidiana. Si riscopre il fascino di una civiltà scomparsa, caratterizzata da una complessa organizzazione militare e amministrativa, da una religione basata sullo stretto legame tra l'uomo e la natura, dall'avvincente simbolismo di numeri, rituali, strutture, produzione artistica e molto altro ancora. La ricostruzione dei contemporanei eventi del Vecchio Continente completa, nelle sue contrastanti sfaccettature, il quadro dell'epoca delle grandi scoperte geografiche, travagliata da guerre e fermenti religiosi.