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Leggere le pagine della scrittrice palermitana Maria Messina è come entrare in punta di piedi nelle stanze di misere case, nei salottini dalle pareti coperte di ritratti, nelle camere delle ragazze della Sicilia provinciale e piccolo borghese di inizio Novecento, abitata dalle protagoniste dei racconti dell'autrice. Piccole donne fragili, assoggettate a leggi patriarcali che le privano di autonomia e le condannano a stare sempre un passo indietro rispetto ai loro uomini, appassendo negli stretti confini di miserie quotidiane e amori illusori o imposti. Donne che accettano a testa bassa la loro condizione, rinunciano a lottare e soffrono in silenzio. Eppure, talora si affaccia la speranza di far breccia in questo isolamento, quando un evento o una visita inaspettati rivelano come un'altra vita esista e come per ottenerla sia possibile e giusto dire "no" quando tutti si aspettano un ennesimo "sì". Con la forza dei suoi testi, Messina chiama noi lettori contemporanei a interrogarci sulle meschinità e le ipocrisie che ancora oggi ingabbiano le vite di molte donne e di molti uomini, e forse anche le nostre.