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Questo libro intende proporre una riflessione sul possibile recupero e trasformazione di queste aree (alcune dismesse, ma molte ancora in gran parte attive) e delle banali costruzioni che le compongono. Il momento è, per alcuni aspetti, sorprendentemente propizio: la crisi economica ha prodotto molti scarti e i tanti edifici non più utilizzati giacciono disponibili in attesa di nuove vite oppure di essere definitivamente demoliti; le nuove economie legate ai settori più innovativi chiedono spazi produttivi minuti, dinamici e flessibili, profondamente diversi da quelli del recente passato; le tante criticità ambientali hanno reso evidente come siano necessari paradigmi del tutto nuovi nel progettare il futuro dei luoghi che abitiamo. Si tratta allora di immaginare le vecchie aree produttive non più come luoghi separati ed enclave specialistiche, ma come parti integranti di una città dilatata. Una città che è parte integrante del paesaggio; una città in cui spazio costruito e spazio aperto, artificio e natura, si fanno interpreti dei caratteri costitutivi più profondi di questo territorio, trovando nuove e più ricche forme di convivenza.