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"È difficile - ancora oggi e anche per chi ne vive ormai fuori - scrivere di Napoli senza passione e rabbia insieme; senza rimpianto per tutte le opere distrutte, disperse e maltrattate, opere sopravanzanti il loro tempo rispetto al loro ambiente; senza l'umiliazione di constatare come tutti i grossi problemi del Meridione rimangano irrisolti e come quasi tutti i napoletani che hanno finito col rimanervi, siano stati offesi e prosciugati da una città che non è più neanche vivibile come tale; senza dolore insomma... Nel fondo - per quanto concerne le arti figurative - affezionata allo "schizzo" somigliante e al falso quadro antico (se non al ciarpame dei tramonti sanguinolenti), erede di quella borghesia che ricercava Morelli e disprezzava Cammarano, che comprava Irolli e affamava Crisconio. Naturalmente le eccezioni ci sono state e ci sono; ma, proprio in quanto tali, non modificano il quadro generale e sono le prime a patirne le conseguenze." (Lea Vergine)