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Il pensiero femminista ha avuto difficoltà nell'immaginare la realizzazione individuale delle donne al di fuori della funzione sociale materna. Nella modernità, infatti, la genesi dello spazio privato, pensato non più come momento di privazione, ma luogo di soddisfazione emotiva, si è intrecciata con la storia della creazione di una femminilità identificata con la maternità. Autrici come Mary Wollstonecraft, Catharine Beecher e Charlotte Perkins Gilman non sono riuscite a svincolare da una presunta natura o vocazione femminile il sentimento di dedizione e di apertura all'altro insito nel materno, con il suo indubbio potenziale critico verso forme di individualismo atomistico e possessivo. Ciò ha contribuito a far rimanere le donne prigioniere della trappola di un ideale di maternità che esaltava il femminile, ma nello stesso momento assoggettava il desiderio di autorealizzazione individuale della donna alla priorità sociale dei suoi compiti riproduttivi, alla necessità di non tradire le aspettative sociali riposte nella "maternità repubblicana", in un ideale che assegnava alla donna il compito di "men maker".