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Con il "Momus" Alberti ha proposto un trattato politico e una satira dei costumi costruiti all'insegna della doppiezza e della dissimulazione, necessarie in un tempo di smarrimento per trattare i temi delicati e inafferrabili dell'amore, della religione, della politica, del destino, della fortuna, in una parola della vita. Riproponendo nella scrittura lo stile della sua grande architettura, Alberti predilige la metamorfosi della materia e della forma, celebra la doppiezza dei personaggi, trascina e adatta alla pagina le strategie per presentare in mutevoli e belle allegorie una realtà di dolore, un essere senza certezze e sciolto in un cumulo di contraddizioni.