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La poesia di Volpe è una poesia che subito apre ai grandi sentimenti dell'esistenza umana, alle riflessioni sulla caducità della vita, alla necessità del sogno, alla centralità degli affetti, persino - sovente - a una buona dose di meditazione metafisica, ovvero di incantamento (o di spaesamento leopardiano) davanti all'immensità del creato, dinanzi all'inconoscibilità del mondo. Davanti al mistero che tutto avvolge e che mai si svela. In tale poesia volutamente non ci sono gli sperimentalismi degli ultimi autori post-ermetici del Novecento, ma ci sono le vibrazioni e le fibrillazioni del cuore, i dubbi i tormenti gli interrogativi della mente degli uomini e delle donne di tutti i tempi, di tute le civiltà e religioni. Anche la forma è volutamente semplice, per lo più in versi liberi, con eventuali rime e assonanze, con particolare attenzione al ritmo del verso. In conclusione non è una poesia in cui si deve a ogni costo rinvenire una novità di forme e magari astruserie mentali, imitazioni e contraffazioni di poeti precedenti, ma una poesia fruibile da tutti, nostra compagna in certe ore o giorni di solitudine, testo quasi sacro per meditare sui tanti interrogativi e misteri che affollano il nostro cuore e la nostra mente.