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Appena trentasettenne, il grande Gioachino Rossini abbandonò misteriosamente la composizione di opere liriche, dedicandosi alla stesura di musiche sacre e da camera che tuttavia non pubblicò mai. A Parigi dove si era trasferito, nel 1863 realizzò il suo ultimo capolavoro, la Petite Messe Solennelle. Ebbene, è proprio in questo periodo che Enrico Stinchelli ambienta il suo romanzo: un terribile segreto pesa sulla crepuscolare esistenza del compositore, qualcosa di spaventoso e tragico che si muove nelle viscere oscure della Ville Lumière e che deve essere fermato a tutti i costi. Ma come? Come potrebbe mai combattere contro lo stridore del Male chi per tutta la vita ha coltivato solo l'armonia aurea della musica? Una Parigi oscura, viziosa, insospettabile, composta da un dedalo di luoghi esoterici di straordinario fascino, fa da sfondo a un coro di personaggi che si affollano intorno al protagonista e sembrano far parte di uno spettacolo al tempo stesso spaventoso, ambiguo e ipnotico. Teso alla sua risoluzione finale in un incalzante crescendo di rivelazioni, "Rossini. Codice di sangue" rivela a ogni passo anche la vasta cultura operistica e storica del suo autore. La società francese del secondo Ottocento, le figure realmente esistite che insieme al protagonista agiscono nel racconto, la stessa aneddotica del grande Pesarese, come l'incontro con Richard Wagner: ogni dettaglio storico, qui, conferisce verosimiglianza e spessore a una trascinante invenzione letteraria. Sino al punto di conferire una plausibile, fascinosa aura "esoterica" al testamento musicale cui Rossini affidò l'epilogo della sua avventura artistica.