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"Non è giusto", "Tu non sei più il mio amichetto", "Quando sarò grande"... Il bambino non si accontenta di apprendere la lingua materna, ma costruisce all'interno di essa il suo personalissimo idioma. Al di là di queste espressioni infantili, però, scoprire il bambino attraverso le "sue" parole vuol dire anche soffermarsi su quelle - come compiti, divorzio, famiglie, parolacce, segreto - che comunque descrivono il suo mondo, segnando l'originalità della sua esperienza. Ognuna delle 100 parole ci riporta dunque alla specificità di quell'età della vita in cui le domande non ricevono mai, da parte degli adulti, delle risposte pienamente soddisfacenti. Perché il bambino è a suo modo un filosofo in erba che disserta sulle questioni di sempre, quelle antiche come l'uomo.