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Lux perpetua è l'ultima opera di Cumont. Pubblicata postuma nel 1949, offre una sintesi del pensiero romano di età imperiale sulla vita futura e sull'al di là. Questo libro mostra come, nel corso dei secoli, gli Inferi si siano trasferiti dalle viscere della terra, dove li collocava la tradizione letteraria greca, al firmamento del cielo, per dare infine origine al tema dell'escatologia celeste. L'opera mette in luce le due tendenze della concezione pagana dell'aldilà. La prima materialista, rappresentata soprattutto da Virgilio, è tributaria dell'orfismo-pitagorico. La seconda, impregnata di spiritualità mistica, risale a Platone. A questa teoria aderisce la maggior parte dei filosofi romani, ma anche un buon numero di autori cristiani. Questa nuova edizione, arricchita da un'introduzione storiografica, fa rivivere questo classico diventato oggi introvabile, ma che resta, a sessant'anni dalla sua prima uscita, una fonte di riferimento imprescindibile per gli studiosi.