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Il vivo interesse che Emilio Villa nutrì per le testimonianze pervenuteci dalle culture preistoriche, acuito dalla visita che egli fece alla grotta di Lascaux nel 1961, fu all'origine del presente testo, scritto negli anni sessanta e qui pubblicato per la prima volta integralmente. L'autore (che fu poeta e biblista, traduttore e impareggiabile esegeta di molti tra i maggiori talenti artistici del secolo scorso) vi dispiega la propria versatilità e acutezza affrontando questioni cruciali, quali il senso della rigenerazione attraverso il sacrificio e il rapporto proponibile tra l'arte dei nostri più antichi antenati e quella novecentesca. Ricco di geniali intuizioni, «L'arte dell'uomo primordiale» travalica i limiti convenzionali assegnati al suo oggetto e indica una direzione di ricerca all'artista contemporaneo impegnato nel tentativo di restituire energia a un mondo simbolico considerato «decaduto e devitalizzato». Come argomenta Aldo Tagliaferri nel commento annesso al testo, Villa apre un orizzonte teorico quanto mai avvincente che, da un lato, illumina lo sfondo mitico-religioso dal quale per millenni sono nate tutte le arti e, dall'altro, fornisce una importante chiave di lettura per una interpretazione complessiva della poetica villiana.