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Nell'estate del 1936, in attesa di iniziare a Parigi il quarto anno del suo Seminario sulla Fenomenologia dello spirito di Hegel, Alexandre Kojève termina questo scritto dedicato all'opera pittorica di suo zio, il grande astrattista russo Vasilij Kandinskij. Non si tratta né di critica, né di erudizione, né di storia dell'arte - queste pagine terse e cristalline, che indagano il passaggio tra il figurativo e l'astratto, ruotano in realtà su di una questione decisiva del pensiero kojèviano: che ne è dell'arte alla fine della storia?