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«C'è la bellezza e ci sono gli umiliati. Qualunque difficoltà presenti l'impresa, non vorrei mai essere infedele né ai secondi né alla prima». Il potere ignora bellezza e morale, e la maggioranza degli uomini vive senza bellezza e nell'umiliazione. Si tratta di sfidare tutto ciò. Ed è appunto questa la sfida che Camus rivolge contro il mondo moderno e contro le sue ideologie di asservimento. Una sfida che è rivolta libertaria, al di fuori di ogni potere e al di fuori di ogni appartenenza. Rivolta contro l'autoritarismo fascista e rivolta contro la falsa rivoluzione comunista, contro il suo voluto e consapevole inganno: per Camus sotto la maschera della liberazione il comunismo cela la conservazione più conformista e perbenista, il consolidamento del potere esistente con tutte le sue iniquità e brutture, lo statalismo peggiore, il più radicale annichilimento delle singole individualità. Questo lavoro è un'analisi libera del pensiero di Camus su quel che a lui sta più a cuore poiché proprio lui, per primo, ne ha pagato il prezzo della delusione più cocente: il comunismo in generale e il cinico e salottiero demimonde sartriano in particolare. Il comunismo è per Camus la forma più disonesta di mascheramento, la malafede eretta a sistema teorico e a pratica di potere, l'ipocrisia piccolo-borghese che fa mostra di sé come cultura, morale e politica della emancipazione.