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Limes prova a mettere a nudo i propri strumenti, la propria idea di geopolitica, partendo dall'assioma che sia il fattore umano l'elemento primo a cui bisogna rivolgere l'indagine. La dinamica storica è in quanto tale dinamica umana dispiegata nello spazio e nel tempo. A esserne motore sono dunque gli uomini e le collettività in cui sono organizzati. Qualsiasi forma una comunità vesta, il suo impatto risulterà sempre decisivo nell'orientamento di scelte e ambizioni della prassi geopolitica. Non i singoli individui, i grandi uomini a cui si intestano solitamente epoche storiche, ma che di quelle comunità sono prodotto e rappresentante. Tra contese e progetti territoriali, il soggetto geopolitico aumenta il proprio peso specifico anche in base al gruppo che rappresenta, divenendo più potente quando le parti in esso sono legate a un fine comune. A differenza di altre riviste di geopolitica, Limes si basa sull'incrocio di competenze e approcci molto diversi. Ad essa collaborano infatti studiosi (storici, geografi, sociologi, politologi, giuristi, antropologi eccetera) ma anche decisori (politici, diplomatici, militari, imprenditori, manager eccetera), in uno scambio aperto di opinioni e in una feconda contaminazione di approcci. Salvo le opinioni apertamente razziste, in quanto tali avverse a un dibattito aperto e paritario, tutte le idee politiche e geopolitiche hanno pieno accesso alla rivista.Essa si fonda infatti sul confronto contrastivo di rappresentazioni e progetti geopolitici diversi o anche opposti. L'essenziale è che essi siano riconducibili a conflitti di potere nello spazio (terrestre, marittimo, aereo), e che siano quindi cartografabili. L'uso di cartine geopolitiche è quindi essenziale per sviluppare il confronto, e su Limes infatti la cartografia abbonda.