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Americani e tedeschi sono in conflitto da cent'anni. Da quando, nel 1917, gli Stati Uniti sbarcarono in Europa per liquidare il Reich guglielmino. Due guerre mondiali e una guerra fredda non hanno risolto la partita fra l'impero marittimo a vocazione universale e la principale potenza veterocontinentale. La posta in gioco, per Washington, era e resta impedire l'emergere in Eurasia di una concentrazione di potere capace di contendere agli Usa il primato planetario. Minaccia che potrebbe materializzarsi sotto forma di Europa tedesca - costellazione centrata su Berlino di paesi affini o comunque attratti dal suo magnete geoeconomico - allineata con Mosca, forse perfino con Pechino. La rivalità fra Stati Uniti e Germania ha carattere strutturale. È sistemica, non regionale né occasionale. La vulgata vuole ridurla alle due guerre mondiali. Non è così. Quei massacri espressero le fasi acute di una tensione transatlantica destinata a durare finché l'America sarà un impero sui generis e la Germania non cesserà di esserne percepita come soggetto inaffidabile - persino (o tanto più) se formalmente alleato - la cui forza economica e tecnologica potrebbe un giorno ergersi a base materiale di una superpotenza eurasiatica.