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Nell'ipermodernità, i comportamenti privati e collettivi vengono legittimati dall'industria culturale per mezzo di immaginari visuali. Si tratta di costrutti simbolici e tecnologici che generano una realtà dove la sfera sacra, transitando verso quella profana, legittima le strutture istituzionali e la ripetibilità del quotidiano. Così la religione rende naturale e buono quello che si pensa, consuma, desidera, ama e odia. Le forme linguistiche di tali idee possono essere comprese grazie alla "leggibilità del mondo". Nel tempo l'umanità scrive un libro fatto di tante metafore tese ad aggiornare il "vero", rendendolo credibile. Oggi, la produzione metaforica del senso è dominata dall'integrazione e interazione mediatica con cui si trasmettono e distribuiscono significati. Ne deriva una costante mercificazione del sacro di cui, in questo volume, vengono analizzate alcune conseguenze nel discorso politico, prendendo a riferimento due casi emblematici e profondamente diversi: il M5S e l'ISIS.