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Alle soglie del Novecento, in Francia, vari studiosi, esponenti dei campi disciplinari più diversi, dall'estetica alla morfologia artistica, dalla psicologia alla neurologia alla psichiatria, convergono nell'elezione di un comune oggetto di studio: il movimento umano. Nascono nuovi saperi sul corpo, frammentato e ricostruito dall'apporto delle tecnologie visive. In-quegli stessi anni, nel medesimo contesto culturale, sta emergendo una nuova esperienza di scrittura del movimento, il cinema. È possibile stabilire un nesso tra questi due processi? È quanto fa il libro di Giancarlo Grossi, analizzando istituzioni mediche, pubblicazioni psicologiche e filosofiche, apparati iconografici appartenenti al contesto francese dell'epoca, dove clinici come Charcot, Richer, Gilles de la Tourette, psicologi come Binet e Janet, estetologi come Souriau e Guyau saranno chiamati in causa come insoliti precursori del cinema, sulla scia dei più recenti approcci della cultura visuale e dell'epistemologia dei media.