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I giganti dell'info-tech hanno perso l'originaria innocenza, la cultura di internet come spazio illimitato, di libertà e apertura si va scontrando sempre più con la realtà delle controversie e delle proteste sulla sorte che possono avere i dati o sugli autobus di Google o su Uber e su Airbnb. L'autore affronta le questioni emergenti partendo dalle architetture dei social media e dai modelli di business online, non per concedere spazio a una forma di "romanticismo offline" tutto focalizzato su preoccupazioni per eccesso di informazioni, effetto del multitasking e temi simili. Cose importanti, ma il nocciolo è l'invisibilità di internet, piuttosto che l'onnipresenza: il digitale è la nuova, confortevole norma generale, indiscussa e i social media non sono macchine mostruose, ma uno strumento soft di influenza, che viene raccolta nello sfondo, più che nelle immagini. È dunque il momento di "progettare" una diversa sensibilità digitale, puntando a reti organizzate, gruppi di utenti mirati, capaci di operare al di fuori dell'economia del "mi piace" e dei suoi deboli link. È possibile - per l'autore - un rinascimento cooperativo su internet.