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Ode al lavoro: frustrante, appagante (frustante?, pagante?), soddisfacente, fantastico, agghiacciante. Dieci racconti alternati a dieci poesie, in cui i protagonisti si muovono attorno a ciò che, nel bene e nel male, rappresenta il fulcro di ogni esistenza, in un Occidente mai come ora costretto ad affrontare le profonde crepe del capitalismo. Nel dispiegarsi di una narrazione accorata, garbatamente ironica, spesso toccante, gli autori ci regalano ritratti indimenticabili dei figli del Duemila, "anni della facoltà di non sapere e di non poterci fare niente": un'umanità sottomessa o vincente, cinica o disperata, tendenzialmente inguaiata, sempre viva e presente, in cui sarà facile riconoscere un pezzo della propria vita.