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Vito Plumari ci offre in questi suoi nuovi versi, e nella costruzione coerente, organica, che riesce a realizzarne, il momento più persuasivo e originale della sua ricerca poetica. Ci troviamo di fronte a un fitto svolgersi di micro eventi con personaggi e paesaggi diversi, attraverso i quali Plumari esprime il senso di un suo contatto diretto autentico con il reale, cercando di «respirare la misura della vita nella monotonia dei desideri». Una scrittura, la sua, densa e prosastica, ricca di spunti sottilmente umorali e briciole d'esperienza, brulicanti in tessiture di porosa sostanza cangiante, attraversate da un pensiero, mosso tra «enigmi» e «consolazioni». Tutto questo nelle sparse tracce di una quotidianità «di nuda trasparenza», ma esplorata più a fondo, nei suoi minimi recessi capaci di produrre un senso spesso inatteso. E in questi rivoli complessi si rivela a tratti l'io narrante, invitandoci, con felice cautela antiretorica, ad abitare i suoi versi, un invito che il lettore può utilmente cogliere, tornando a volte sui propri (e dell'autore) passi, per trarne ulteriori elementi di adesione.