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In questo nuovo libro di Carlo Valtorta, assistiamo a un susseguirsi, a volte pacato, a volte quasi vorticoso, di impressioni, di sottili interpretazioni di un reale prevalentemente opaco (a tratti livido), eppure carico di senso. Il nostro poeta viaggia, perlustra territori diversi, esplora un nord che è quello della sua Brianza, dei laghi e delle prealpi lombarde, ma anche quello, ben più estremo e forse avventuroso, della Scandinavia, delle "ricche capitali del merluzzo", dove gli appaiono "le forme entusiasmanti della neve". Valtorta conserva comunque una gentilezza di tratto, anche di fronte al "soffio plumbeo delle cose", nel raccontare situazioni quanto mai prosaiche, di cui il suo occhio va costantemente a caccia. Lo fa con sensibile attenzione al dato minimo, alla minuzia del reale. Il suo andare è quello delle "estati in bicicletta", delle gite locali, dell'"esotismo / delle domeniche in Brianza", in una condizione di ricercata normalità che sfiora la bizzarria di un anticonformismo senz'ombra alcuna di equivoco ideologico, o rimanendo colpito da "l'ambigua meraviglia del reale", dove si trovano anche turisti "americani che assaggiano / il riso col persico".