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La novità netta, sorprendente, in questo libro di versi, è data soprattutto dalla capacità dell'autore di offrirci una disincantata visione delle cose, dell'umano essere nel mondo, partendo dal contesto reale del presente, da una condizione storica che è la nostra, e dunque coinvolgendo nello stesso tessuto di testimonianza il dato personale (spostato sullo sfondo), il carattere di provvisorietà che è nel nostro destino, e le distorsioni di una realtà particolare nella quale siamo immersi. Ci voleva, dunque, per darci conto di tutto questo, con una forma di acuta intelligenza delle cose, un poeta che fosse anche economista? Evidentemente sì, a giudicare dall'efficacia, dalla chiarezza e dalla sensibilità specifica che in questo complicato paesaggio (e passaggio) d'epoca Cesare Imbriani mostra. Ma, a scanso di equivoci, occorre subito precisare, che la sua non è certo una poesia greve e complicata, ardua e intellettualistica, ma, al contrario, è agile e vivace, caratterizzata da una vena di tagliente ironia e arguzia, estrosamente comunicativa e godibile. Poesia civile, ma anche poesia del sentimento e del valore delle origini, come si può notare nei bei testi dedicati a Napoli.