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Settembre 1939. La Polonia è invasa. Come migliaia di polacchi, Joseph Czapski è fatto prigioniero dai russi e rinchiuso nel gulag di Griazowietz. Per vincere la prostrazione e l'angoscia della loro condizione, alcuni prigionieri organizzano incontri dove "ognuno di noi parlava di ciò che meglio ricordava". L'iniziativa, giudicata sovversiva, è duramente punita. Ma le conferenze continuano e diventano oggetto di un'accurata e ostinata cospirazione. Con la precisione del poeta e la passione del ricercatore, Czapski recupera tutto ciò che ricorda "di quel mondo di preziose intuizioni psicologiche e di bellezza letteraria", appellandosi per sopravvivere a quella memoria involontaria che era secondo Proust l'unica fonte di creazione letteraria.