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Gli anni in cui è ambientato questo libro, sono quelli del terrore staliniano: il gulag dove "non c'erano soltanto le pallottole ma erano tanti i modi di ammazzarti: per uno che veniva fucilato dieci morivano di 'morte naturale'". Questa esperienza agghiacciante reclama verità e bisogno di ricordare: "Io non ho dimenticato anzi questo pensiero non ha mai dimenticato la mia mente. Non ho dimenticato e non ho voglia di dimenticare. Infatti, questo non è un libro su di me, ma su quanti come me sono stati rinchiusi e ora non ci sono più e nessuno ricorda. Verso di loro avevo un debito morale. Avverto il lettore che ciò che racconto non è frutto di fantasie, tutto è reale: date, nomi, luoghi, vittime, boia. Senza nascondere niente".