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Negli anni Sessanta del secolo scorso, nella società italiana e nella Chiesa italiana giunsero a maturazione e si resero evidenti processi di trasformazione di lungo periodo. Da un lato, lo sviluppo industriale, il benessere crescente, lo sviluppo dell'informazione e dei mezzi di comunicazione di massa determinarono una progressiva laicizzazione della società italiana, la crisi di un cristianesimo conformista (il "regime di cristianità"). Dall'altro, grazie all'intuizione di Giovanni XXIII e alla proposta del concilio Vaticano II (1962-1965), l'istituzione ecclesiastica provò a fare i conti con la "modernità" e con il "mondo contemporaneo" elaborando una riflessione ecclesiologica e pastorale sicuramente innovativa: certamente non realizzata nei decenni successivi, ma ancora vitale. A cinquant'anni da quegli eventi e dalla conclusione del concilio, questo volume propone una riflessione sul caso di Verona, ricollocato nel contesto veneto e italiano: il ruolo del vescovo Giuseppe Carraro, le opinioni e gli umori del clero, la crisi del laicato cattolico, l'emergere dell'ecumenismo, le trasformazioni della sensibilità missionaria, le tensioni nel mondo giovanile.